Un copia ed incolla di dichiarazioni che trovo interessanti rilasciate ieri prima della gara vinta 72-54 dal Montepaschi sul CSKA. Parole che credo possano far pensare, indipendentemente da quanto trovano d’accordo chi le legge.
FERDINANDO MINUCCI
Sono le istituzioni sportive che non riescono a tenere il passo con i tempi. Questa non è una polemica verso la Federazione, semplicemente un constatazione. Il nostro passo è diverso e quindi l’impossibilità di dialogare con un linguaggio comune porta ad una crisi politica, che non è diversa da una crisi reale. Noi facciamo parte del mondo del professionismo e lavoriamo anche per mettere in piedi iniziative, come quelle di Firenze, per dimostrare che siamo più vicini al movimento rispetto a chi è preposto per farlo. Questo è un segnale di qualità.
Non si può modificare le norme pensando che i giocatori diventino bravi perché hanno norme che li tutelano. Dobbiamo far crescere il movimento partendo dalla base: questo dovrebbe fare la Federazione. La crisi nasce da questa impossibilità di comunicare: abbiamo mission diverse ma obiettivi che potrebbero essere comuni: noi dovremmo partiamo dal professionismo, gli altri dalla base.
ETTORE MESSINA
Amoroso si batte bene in Nazionale ed è riuscito a trovare uno spazio giocando dei minuti di medio livello. E’ impossibile pensare che un ragazzo di 18 esca dagli juniores e sia pronto a competere ad alto livello. O riusciamo a trovare una situazione dove i ragazzi competano in un campionato formativo oppure ne perderemo per strada o un sacco. Per un Lechtaler che quest’anno magari riescirà a rubare 10 minuti ne perderemo per strada altri 4 o 5.“ La regola dei due russi sempre in campo ha portato benefici a livello di pubblico?” Assolutamente no. In Euroleague (dove c’è libertà di circolazione per gli stranieri) riempiamo il palazzo. In campionato, per esempio, nella finale con il Khimki non abbiamo raggiunto nemmeno i 3.000 spettatori. Più di una volta, con Savrasenko gravato di falli, ho tirato fuori Langdon o Papaloukas per mettere un russo sul perimetro e inserire Andersen sotto. Sono delle forzature che poi si riflettono sullo spettacolo”.
SIMONE PIANIGIANI
Credo la questione sia il vuoto che c’è nel il momento in cui un ragazzo finisce l’attività giovanile in Italia. L’America da l’idea di come un giocatore non ha finito la sua formazione a 18 anni semplicemente perché diventa maggiorenne. In Italia chi ha 18 o 19 anni, magari perché fa presenze in nazionali giovanile, automaticamente acquisisce ha lo stato di giocatore, glielo danno soprattutto gli agenti che si muovono in questo tipo di situazione. Fare da noi un campionato Under 21 diventa difficile. Anche l’idea della Seconda Lega Spagnola (solo due extracomunitari) ha poi incontrato difficoltà per la ricerca del risultato finale che ha riempito le squadre di passaportati. Le cose vanno viste veramente tutte insieme ma di sicuro è il problema è individuare il percorso da far seguire ai ragazzi per prosegue la formazione dopo il settore giovanile.