I casi della vita. Una volta non perdevo un Panatta-Orantes, un Dibbs-Higueras, un Tanner-Borg per alcun motivo. Poi con gli anni mi sono “leggermente” concentrato su un altro sport ed ho perso i contatti col tennis. Oggi, causa visita di un nipote appassionato, ho visto parte del terzo set di Madrid tra Djokovic e Nadal. Il tie-break mi ha ricordato da vicino quello di Wimbledon tra Borg e McEnroe, davvero una sciccheria. Prima di tornare domani al basket (giorno di gare 7, al plurale, altro che sciccheria) un ultimo pensiero alla racchetta. Girando per FB mi sono imbattuto nel video di cui sopra. E mi è venuto in mente che Djokovic tanto felice di andare sempre sotto con lo spagnolo non deve essere. Eppure si può finire anche col cabaret, come nel video. O con un abbraccio vero, come oggi a Madrid. Perchè ve lo dico ? Perchè secondo me chi vince e chi perde nel basket di oggi non ha la forza, la capacità, la possibilità di mettere in piazza questi sentimenti, anche se li provano ancora in tanti. Ricordo anni fa di aver assistito ad una semifinale di Korac tra Cantù e Milano davvero molto fisica e tesa. In campo volarono parole e colpi in egual misura. Immaginatevi la sorpresa nel vedere meno di un paio d’ore dopo i litiganti seduti allo stesso tavolo a bere assieme con le rispettive compagne in un’atmosfera di grande familiarità. Perchè quell’immagine non deve essere comune e pubblica ? Vogliamo lasciare questa esclusiva al rugby ed al tennis ? Perchè la squadra che vince l’Eurolega invece di festeggiare inveisce contro arbitri ed organizzatori ? Perchè non riusciamo più ad uscire da questo vortice di negatività che ci pervade ? Scusate, ma mi fa incazzare. Mi fa incazzare leggere tanti messaggi che si concludono con “stiamo diventando come il calcio”. Non so se stiamo diventando come il calcio, so che non mi piace quello che siamo. E che l’alternativa non è soffocare tutto o fare del negazionismo a buon mercato. Se devo dire che ha senso penalizzare a tappe delle squadre rendendo monchi i campionati futuri, mi spiace ma non posso starci. Idem se devo appassionarmi alle formule, scegliere tra il 2+4 ed il 3+3 o studiare l’importante (??) distinguo tra passaportati, formati e chissà che altro (scemo io, credevo ci fossero solo dei giocatori in campo con la canotta). L’alternativa è fare riemergere il lato positivo del basket. Trovarlo è facile, ce lo abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni. Ma ci si vergogna a metterlo in piazza, meglio fare guerricciole di posizione, non mostrarsi accondiscenti col nemico (che va rigorosamente inventato quando non c’è). Abbiamo un’occasione, i playoff. Per far vedere che siamo diversi. Che sappiamo batterci fino all’ultima stilla di energia in campo ma fuori comportarci bene. Il che può benissimo anche significare discutere animatamente, ma sempre e comunque dentro certi confini. Con serietà e leggerezza, che come ci insegna Djokovic possono anche essere sinonimi
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Concordo con Drazen: non abbiamo cultura sportiva e il basket, in termini regolamentari (dentro e fuori dal campo), sta diventando complesso.
L’approccio sbagliato allo sport lo hanno i protagonisti, ma sopratutto il pubblico. Fermarsi a scambiare quattro parole a palazzo dopo la partita, non necessariamente sulla partita, può essere di viatico per scaricare adrenalina accumulata durante il match. Ve lo dice uno che quando va al palazzetto fa sentire (eccome) la sua voce. Quello che manca è proprio la cultura di andare a palazzo per tifare, ma con la dovuta leggerezza (e soprattutto ironia) una volta finito l’incontro. Provate a farci caso quando andate al palazzetto o alla stadio di turno: già nel modo di entrare nell’arena molte persone sembrano orde barbariche in atto di conquista. Un approccio più rilassato permetterebbe di apprezzare l’evento sportivo assaporando meglio aspetti tecnici e tattici. Anche giocatori, tecnici, arbitri e compagnia cantante si troverebbero in condizioni migliori e meno esasperate, con beneficio per lo sport in generale.
Anch’io ricordo il tempo nel quale il basket sembrava decisamente uno sport “diverso”, specialmente diverso dal calcio. Forse perchè sembrava ancora una derivazione dallo sport americano, che era costruito su regole morali diverse rispetto alle nostre. Ultimamente, invece, il basket mi sembra sempre più risentire del mondo dentro il quale è immerso. Il basket è scomparso dal chiaro in tv, è sempre più diventato uno sport di nicchia. Non è stato in grado di imporre la sua cultura, ma è stato fagicitato da una cultura nella quale la sportività non è certo il valore principele. E poi il giro d’affari è aumentato, così come sono aumentate le perdite economiche di presidenti sempre più nervosi e meno propensi ad accettare il verdetto del campo. Anche i giocatori sono cambiati; interpretano quasi tutti una squadra come se fosse una “sliding door” da spremere fin che si può più che una maglia nella quale identificarsi. Il pubblico lo avverte e, non avendo più bandiere nelle quali riconoscersi per un lasso di tempo ragionevole, a sua volta è meno disposto a riconoscre valori diversi che non siano la vittoria.
Insomma, tante cose. Come se ne esce non lo so. Certo che alcuni valori, come l’amicizia e il cameratismo, anche tra avversari, sarà sempre più semplice trovarli in sport più dilettantistici dove il “Dio denaro” non la fa da padrone.
Chi ama il basket come te,soffre come te in questo momento.
E chi stà fuori e comanda..sembra faccia di tutto per complicarlo ulteriormente!
Perchè qui abbiamo 2 problemi grossi:
1)Cultura sportiva che non abbiamo.E se fino a poco tempo fà il basket sembrava “pulito” sotto questo punto di vista,ultimamente mi rendo conto che si stà infettando pericolosamente.
Perchè?
2)Regole,che invece di semplificarsi diventano sempre più assurde e complicate.Già spiegare il basket a chi non lo conosce e lo segue per la prima volta è complicato..ma se non le capisco neanche più io?
Sia in campo che fuori..
E poi ci chiediamo perchè il basket in Italia non è un prodotto appetibile?
Perchè all’asta sui diritti televisivi c’è il deserto?
Sono ottimista su quello che si può fare per questo sport perché ha il grosso vantaggio di essere altamente spettacolare ed emozionante, nonché molto seguito.
Il tuo riferimento a ‘certi limiti’ evidenzia la necessità di educare le nuove generazioni a vivere in maniera sana lo sport. Comincianod col lasciare fuori dai palazzetti chi pagando il biglietto si sente licenziato a cori ed insulti intollerabili; mettere in condizioni giocatori, arbitri e giudici di tavolo di condurre le gare con competenza, evitando verdetti provenienti da sedi legali anchiché dal campo; come dici, rimarcare gli aspetti positivi come il rispetto delle regole e degli avversari, da cui -credo – tutto ha inizio.
sì, anche a me fa incazzare. e noi che siamo stati arbitri non ci piace che quel “come nel calcio” abbia colpito anche quella categoria.
Io adoro il basket perché lo sento fondamentalmente diverso (e superiore, mi verrebbe da dire …), ma il prezzo da pagare perché sia sempre più popolare forse è questo.
Ci vorrebbero dirigenti diversi inseriti in un contesto diverso.
Utopia?
fin quando non sarà chiaro a tutti che la finalità principe dei settori giovanili è quello di creare giocatori veri che abbiano poi un mercato invece di costruire squadre con l’unico obiettivo di vincere ad ogni costo il torneo della rispettiva categoria, il movimento basket italia non ha futuro… ma questo è un problema culturale che non si risolve affatto con assurde imposizione numeriche e formulette magiche che obbligano i club ad accogliere giocatori italiani di formazione (qualcuno mi spieghi che significa!!!!) mediocri se non scarsi e porteranno l’italia del basket sempre più a fondo in europa… che cecità desolante… eppure basterebbe giocare… semplicemente giocare e godersi lo spettacolo sportivo più bello al mondo