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Passaggio intermedio

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi, ha approvato, in esame definitivo, cinque decreti legislativi di riforma dell’ordinamento sportivo, in attuazione degli articoli 5, 6, 7, 8 e 9 della legge delega 8 agosto 2019, n. 86, in materia di lavoro sportivo, di semplificazioni e sicurezza in materia di sport. Il decreto legislativo relativo al riordino e alla riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici nonché di lavoro sportivo è stato approvato anche su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando.

In particolare, il decreto relativo agli enti sportivi professionistici e dilettantistici e al lavoro sportivo dispone, in attuazione dell’articolo 5 della legge delega, una revisione organica della figura del “lavoratore sportivo”: per la prima volta, si introducono tutele lavoristiche e previdenziali sia nel settore dilettantistico sia nel settore professionistico. Inoltre, il testo prevede l’abolizione del vincolo sportivo, inteso come limitazione alla libertà contrattuale dell’atleta, anche nel settore dilettantistico. Il decreto stabilisce che le norme introdotte dalla disciplina in materia di lavoro sportivo si applicano a decorrere dal 1° luglio 2022.

Con un successivo provvedimento del Consiglio dei Ministri sarà disposto, infine, il differimento dell’applicazione degli ulteriori decreti, relativi ad agenti sportivi, norme di sicurezza per gli impianti sportivi, semplificazione burocratica, contrasto alla violenza di genere e sicurezza degli sport invernali.

 

Con questo comunicato il Governo ha annunciato il varo della riforma sportiva, salutato con entusiasmo e commozione dal precedente ministro. Mi perdoneranno quest’ultimo e quanti hanno approvato (o censurato se è solo per quello), ma se non mi sfugge il significato di quanto evidenziato in grassetto, temo che ragionare di quelle norme sia un po’ prematuro. L’entrata in vigore della “riforma” è stata infatti rimandata, in gran parte, a data da destinarsi. Dopo 18 mesi dal varo della legge delega, questo è il succo del discorso, non ci sono certezze rispetto alla direzione che effettivamente verrà presa. Tra qui e il 1° luglio 2022 e/o i termini che verranno indicati (per il vincolo si parla di 5 anni), la possibilità che le cose cambino ancora significativamente non è solo teorica. In questo senso vanno peraltro anche alcune delle dichiarazioni riportate da Repubblica.

Al di là del merito delle norme, insomma, e della loro reale capacità futura di produrre effetti (sulla quale sospendo ogni giudizio in attesa degli eventi) sarebbe stato opportuno dare maggiore enfasi al fatto che quello di oggi è un passaggio intermedio. Se obiettivo della comunicazione è la chiarezza, e così deve essere, questa circostanza avrebbe meritato maggiore evidenza negli annunci e nei commenti. Diversamente, è fin troppo naturale far correre il pensiero a quanto disse Tancredi Falconeri al nobile zio…

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One Comment

  1. Giuliano Giuliano

    Esatto. Chi non parli a caso, ha notato il grassetto.
    Non si è voluto “sputtanare” i precedenti governi, non approvando i decreti, ma, rimandandone l’entrata in vigore, si è voluto lasciarsi mano libera ai cambiamenti.

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