Ieri sono state rese note le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Bologna nei confronti di Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo per la strage commessa alla sezione del capoluogo emiliano il 2 agosto del 1980. Il ponderoso documento, che consta di oltre 2100 pagine, contiene una serie di fatti, dettagli e considerazioni che lo rendono a mio avviso meritevole di un’analisi attenta, che mi riprometto di fare lentamente e con tutti i limiti delle mie scarse conoscenze in materia. Avviandosi a conclusione, il Giudice Michele Leoni affronta la questione della definizione dell’episodio come “strage di stato” da un punto di vista giuridico.
Sono parole che hanno alto valore, perché motivate e documentate con mezzi che nessun’altra istituzione avrebbe mai potuto mettere in campo. È appena il caso di sottolineare che nessuno di noi, e in astratto neppure il Giudice Leoni, possa dire con certezza assoluta che le cose siano andate così. Questa è però la sua ricostruzione dei fatti più verosimile, perché arriva al termine di verifiche a dir poco dettagliate e dopo aver preso in considerazione tutte le ipotesi contrarie, in primis quelle prospettate dai difensori. Credo che ci siano gli estremi per chiedere, da cittadini, che su questo episodio e sugli altri collegati (i nomi che ricorrono in questa sentenza sono nomi che ritrovate in analoghi provvedimenti relativi a stragi che coprono il periodo Piazza Fontana 1969-Stadio Olimpico 1994) non siano spenti i riflettori, anzi. Perché questa sentenza spiega anche quanto e perché sia difficile arrivare a un grado di verità storica vicino a quello che auspichiamo.
Per chi fosse interessato, suggerisco alcune delle possibilità di consultare materiale di alto valore informativo.
https://www.stragi.it/archivio/documenti
http://www.28maggio74.brescia.it