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La somma che fa il totale

Un risultato, un tiro, una serie di playoff NON legittimano a concludere che LeBron è un Re o un bluff, che Blatt è un filosofo princetoniano o un implume principiante che non sa contare fino a sei, che il tiro da 3 è meglio del tiro da 2 o viceversa, che il sistema dei Grizzlies è meglio o peggio di quello dei Warriors, che Butler è un grande o un pessimo difensore (perchè ha contestato il tiro di James senza stopparlo ???). Lo so, questa maniera di argomentare trova pochi tifosi (non a caso), perché è facile tacciarla di eccessiva equidistanza, scarso coraggio et similia.

 

Sarà, tutto può essere. La mia idea però è che solo tenendo lo sguardo allargato verso le cose del Gioco, invece che costringerlo dentro angusti schemi pre-confezionati, si possa goderne davvero la stimolante complessità. Per questo fatico a condividere Phil Jackson che vuole usare la sua enorme intelligenza per convincerci che il “suo” basket è meglio di quello dei nuovi profeti delle analytics sulla base delle sconfitte di Warriors, Hawks e Rockets in un paio di partite. Dai Phil, detto con estremo rispetto, sarebbe come se io teorizzassi che il triangolo e le molte cose in cui credi tu sono carta straccia perchè i Knicks ’14-’15 hanno fatto ridere. Sarei scioccamente strumentale e userei una banale strategia retorica per far credere assoluta una cosa che dipende invece dalla maniera in cui viene sviluppata dagli interpreti, e non già da quattro interessanti righe vergate su un foglio di carta.

 

Blatt non è un pazzo perchè voleva far rimettere LeBron (decisivo come rimettitore due volte a San Antonio), anche se è del tutto difendibile l’opinione di chi dice “toccava a lui tirare”. Non gli toccava però rivelare in quei termini il cambio di strategia durante il (non) time-out. Per “quei termini” intendo che una cosa è dire “ho chiesto all’allenatore di tirare perchè sono convinto che tocchi a me quella responsabilità e lui ha acconsentito” e un’altra è inferire che senza il suo provvidenziale intervento il compagno designato a ricevere il suo passaggio dall’insipiente head coach avrebbe sbagliato il tiro. Questo significa proclamarsi più uguale degli altri, un atteggiamento che contravviene al concetto di “squadra” inteso nel suo senso più pieno. Una cosa è il grande leader, un’altra quello superiore alla plebe per auto-designazione. Ah, Blatt rimane il coach di una squadra che è 2-2 senza Varejao, Love, con Irving al 20% e Shumpert al 50.  Un 2-2 con un Nome, LeBron, e un cognome, James, al loro dei molti tiri sbagliati, dei troppi isolamenti e di mille contraddizioni. Aggiungo che Thibodeau è andato a un pelo dal vincere senza Gasol, anche se in due gare l’attacco dei Bulls, pur non predicato su small-ball e tiro da 3, ha battuto in testa paurosamente.

 

Non so se i Warriors vinceranno Gara 4, la serie o il titolo (non ne sarei sorpreso ma dipende da quanta energia mentale e fisica troveranno, e non ne ho la più pallida idea). Trovo però comico che si possa pensare che dopo 72 vittorie si siano improvvisamente accorti che il loro sistema offensivo porta all’auto-distruzione appena il calendario supera il 10 di maggio. Peggio ancora è pensare che, per due sconfitte di Curry & Co., basti tirare poco da 3 e dare tutti i palloni in post basso per vincere. I Grizzlies stanno difendendo meglio dei Warriors e hanno giocato Gara 2 e 3 con molta maggiore convinzione e decisione. I motivi? Non li conosco, potrebbero essere tanti. Ugualmente spacing, ball-movement, transizione, passaggi da lato a lato e tiro da 3 costruito sono concetti validi ieri, oggi e domani. Nessuno sano di mente pensa che basti declinarli per vincere, ma alla stessa maniera è ancor più comico che si imputino due sconfitte a una maniera di giocare che è oggettivamente superiore rispetto agli isolamenti che nella passata stagione hanno frenato l’ascesa di Golden State. Ah, qualcuno era a Miami lo scorso giugno per gara 3 e 4? E come hanno vinto gli Spurs, dando palloni in post basso statico a Duncan e Splitter? O muovendo la palla e la gente per il campo? Camminando o attaccando presto?

 

Si vince e si perde per la somma di attacco e difesa, psicologia e tattica, preparazione e freschezza. E per mille altri motivi, che convivono felici tutti assieme. Non sarà il martellamento dei post e dei tweet a convincermi che invece si debba scegliere tra Blatt e LeBron, tra Grizzlies (favolosi) e Warriors, tra small-ball e power basketball. Ancora meno credo che chi sostiene le ragioni della squadra, del giocatore o del coach che ha appena perso, sbagliato dieci tiri o disegnato una certa cosa debba stare zitto. Le dicotomie sono solo più semplici, non più utili a capire quanto di stupendo sta succedendo, e soprattutto succederà, in questi playoff

Published inHomepageNba

3 Comments

  1. JD00 JD00

    Ciao Flavio, avrei una domanda: non credi che i Warriors dovrebbero cambiare centro per la prossima stagione, cercando di prendere un centro più completo e adatto al loro gioco ( Brook Lopez o Marc Gasol, per dire)? Perché io credo che Bogut non sia adatto al gioco Warriors, personalmente lo vedrei meglio di fianco a un giocatore come Davis o Pau Gasol e, dato che non sono esperto, mi interesserebbe molto la tua opinione. Grazie

  2. vecchioplay vecchioplay

    Questo post è in parte figlio del poi visto come sono andate le cose, per buona pace del guru P.J.. sinceramente dispiaciuto per cp3 ed i suoi (non dotati di medesimi attributi) compagni. Mi sarebbe piaciuto vederli contro Steph. Sinceramente dispiaciuto per Pierce e i suoi ottimi wizard (suoi data la presente assenza di J.W.). Nonostante quel decimo mancante the Captain scrive ancora una pagina memorabile del giocatore che cesserà di essere. Sollevato per i Warriors che, diciamoci la verità, ci hanno fatto prendere un bello spavento. Stufo del Re o re, se lo si preferisce. Le sue parole mi sembrano una perifrasi del borotalco lanciato in aria tra le fiamme degli Heat. Forse il primo o il secondo talento della storia del gioco. Forse il secondo massimo terzo corpo per giocarci ma non nei primi cinque della personale e antipatica classifica all time. Nemmeno fra i primi dieci per quanto riguarda la capacità di modificare la storia a proprio vantaggio, qualità che i dominatori del passato hanno sempre dimostrato di avere. N.1 nella categoria villain: nel senso che mi sembra essere spesso il supercattivo dei film o dei videogiochi contro cui speriamo che l’eroe di turno riesca a vincere. Ps: Sig. Tranquillo, nella mia comunità di appassionati il tread più caldo è “che fine ha fatto flavio tranquillo?” Della serie: come mai non sta commentando le partite dei playoff? Con il dovuto rispetto: mamoli/pessina è una roba diversa da tranquillo buffa. Grazie

  3. Paolo Paolo

    Ciao Flavio, non so se questo sia il luogo giusto per farti una domanda ma ci provo! Mi sono sempre chiesto, ma Lebron allenato da un allenatore che ha vinto diversi titoli (Popovich o Jackson su tutti), avrebbe più chances di vincere anelli? Mi spiego: Lebron è sempre stato allenato da coach che comunque lui non ha mai considerato alla sua altezza e quindi ha sempre fatto un po’ di testa sua, vedi gli innumerevoli isolamenti quando si mettono male le cose. Insomma non è mai stato agli ordini di un allenatore. Cosa cambierebbe (se cambierebbe qualcosa!) se seguisse ciecamente gli schemi imposti da un allenatore? Domanda posta da un calciofilo che il poco che sa di basket lo sa grazie alle tue telecronache! Grazie e complimenti!

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