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Il caso-Thomas

 

Da MVP a indagato

Anche se detrae tempo ed attenzione dal Gioco che tutti amiamo, non ritengo di poter fare a meno di occuparmi a titolo del tutto personale del caso-Thomas. Di quello che cioè è successo all’MVP della scorsa stagione, passato dai successi di Brindisi ed Avellino ad una condizione di indagato in sede penale (ora non più) e sportiva.

 

Ricostruiamo i fatti per farli precedere all’opinione. Con i limiti del caso, cioè la friabilità delle fonti e la difficoltà nell’ottenere informazioni certe.

 

 

24 maggio 2011

 

Il caso deflagra sul sito sloveno Zurnal24, che in un articolo si interroga sulla possibilità di vedere in Nazionale l’ex avellinese. Thomas scherzando dice di avere la nonna slovena, e poi più seriamente spiega che delle pratiche si è occupato il suo agente dell’epoca (diverso da chi lo rappresenta oggi). La questione sembra finire qui, anche perché la Slovenia intende comunque utilizzare per Begic lo spot di naturalizzato. E invece siamo solo all’inizio.

 

 

30 maggio 2011

 

Lo stesso Zurnal24, citando fonti del Ministero degli Interni, asserisce che alle autorità slovene non risulterebbe un cittadino sloveno a nome Omar Thomas. La notizia si dimostrerà poi autentica.

 

31 maggio 2011

 

Il sito della Gazzetta dello Sport rilancia le notizie provenienti dalla Slovenia in un articolo che viene citato dalla FIP nel comunicato che annuncia l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura Federale. Thomas sostiene di non avere nulla da temere e che il suo caso non presenta analogie con quello di Miles Simon. Ambedue le asserzioni non si dimostreranno particolarmente profetiche.

 

20 giugno 2011

 

Omar Thomas atterra a Fiumicino. Nella giornata ha in programma una visita al consolato sloveno della Capitale e, nel primo pomeriggio, l’audizione presso la Procura Federale. Il programma non viene però rispettato perché alla frontiera aerea di Fiumicino viene respinto dopo aver presentato il famoso passaporto “sloveno” (quello americano lo ha smarrito). Documento che risulterà effettivamente rubato (a tale Ernad Halilovic) e contraffatto (tramite l’apposizione dell’effigie fotografica di Thomas).

 

6 luglio 2011

 

Il giocatore è atteso dalla Procura FIP, ma non può presentarsi perché sempre sprovvisto di un passaporto valido per l’espatrio (ogni commento è superfluo). I tempi della vicenda finiscono così con l’allungarsi assieme all’elenco delle domande senza risposta.

 

22 settembre 2011

 

Dopo una serie di rinvii dovuti a varie ragioni, Thomas sostiene finalmente l’interrogatorio col Procuratore FIP. Che al termine delle indagini lo deferirà alla Giudicante chiedendo una squalifica di due anni e mezzo per frode sportiva, già comprensiva di uno sconto di pena di sei mesi per le ammissioni del giocatore.

 

7 ottobre 2011

 

Il GIP di Civitavecchia Marco Mazzeo dichiara il non doversi procedere nei confronti di Thomas in ordine ai reati ascrittigli, cioè ricettazione e possesso e fabbricazione di documento falso (non, come si vede, frode sportiva, pur essendo anche quest’ultimo un reato penale). Il magistrato rimanda all’art. 13 del D.Lgs. 286/98 (che tratta di espulsioni) ed in particolare al comma 3-quater. La decisione sembra ispirarsi al criterio che l’MVP 2011 è stato espulso prima di entrare nel nostro paese col documento falso e non vi farà ritorno con lo stesso documento. Non c’è alcuna restituzione degli atti al PM e la vicenda penale si chiude qui definitivamente, senza giustamente prendere in considerazione l’uso che del passaporto è stato fatto ai fini del tesseramento come europeo.

 

25 ottobre 2011

 

La Giudicante, i cui atti non sono resi pubblici, sospende il giudizio sportivo rimettendosi alle decisioni della Giustizia Ordinaria (questo almeno il contenuto della decisione che si può ricostruire allo stato). La Procura FIP oppone appello alla decisione presso la Corte Federale, che pare orientata a prendere in esame il caso il prossimo 10 novembre p.v.

 

1 novembre 2011

 

L’ex-giocatore Enrico Zorzi, avvocato di Omar Thomas, invia questa lettera ad un organo di informazione per fare alcune precisazioni sulla vicenda.

 

 

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Fin qui la (necessariamente parziale) ricostruzione dei fatti. Che sono ritornati prepotentemente di attualità in questi giorni perché il giocatore ha raggiunto un accordo con Siena e per le discusse dichiarazioni del Presidente FIP Dino Meneghin di cui alla lettera di Zorzi. In realtà, col massimo rispetto delle parti in causa, converrebbe andare un po’ oltre la questione della tesserabilità o meno di Thomas. Perché questa vicenda contiene in sé profili di valenza generale che non possono a mio avviso essere ignorati.

 

IL RUOLO DELLA FIP

 

Il primo è la posizione della Federazione, che mi pare richiami alcuni aspetti già emersi in occasione del caso-Lorbek.

In quell’occasione venne permesso ad un giocatore il cui tesseramento violava il tetto massimo di andare a referto per 4 gare. Quelle gare vennero omologate dalla stessa Federazione che poi, su input esterni alla FIP stessa, venne messa a parte della posizione irregolare del giocatore sloveno e chiuse il lungo iter della Giustizia Sportiva pochi giorni prima della fine della regular season, punendo con una penalizzazione la Benetton ed auto-assolvendosi per le omologazioni.

Anche in quel caso della cosa si occupò la Giustizia Ordinaria, che assolse in abbreviato Cirelli e dichiarò il non doversi procedere nei confronti degli altri imputati di frode sportiva per cui il PM aveva chiesto il rinvio a giudizio dopo lunghe indagini preliminari.

Indipendentemente dalle opinioni (come la mia ricostruzione del caso-Lorbek è), non si può fare a meno di notare che un efficace controllo avrebbe disinnescato sul nascere ogni problema. Allora la FIP avrebbe infatti potuto notificare alla Benetton che Lorbek era il 19° tesserato. E comunque infliggere ai trevigiani uno 0-20 alla prima presenza a referto dello sloveno (ah vecchio Vico ….). Alla stessa maniera, stavolta sarebbe stato sufficiente chiedere alle autorità slovene una dichiarazione di autenticità del passaporto di Thomas (e di Cook, McCalebb, Marques Green e compagnia a Montenegro, Macedonia e Bulgaria). Prima però di autorizzarne il tesseramento, cioè come pre-condizione per poterlo perfezionare. E prima di essere messi a parte della non-autenticità da una fonte esterna.

 

GIUSTIZIE

 

Non si tratta di sottolineare gli errori della FIP, ma solo di capire che c’è chiaramente un problema di controlli preventivi inefficaci. Soprattutto in un settore in cui tutti sappiamo che alte sono le possibilità, per essere gentili, di qualche “manino” (bolognese per “imbroglio”).

Di imbrogli, o manini che siano, dovrebbe occuparsi la Giustizia.

Quella ordinaria lo ha fatto, con la sua logica e le sue esigenze. Rappresentate da una Procura, quella di Civitavecchia, che per competenza territoriale ha grande credibilità sulla materia. E che certo non ha competenza, né territoriale né funzionale, per perseguire i protagonisti (pare transalpini) del reperimento del passaporto rubato e contraffatto.

Resta quella sportiva, che ancora non ha dato un verdetto definitivo ma non può disinteressarsi della vicenda. Perchè che Thomas abbia, tramite il predetto passaporto falso, goduto di una posizione che ha alterato l’equità competitiva della stagione 2010-2011 è poco ma sicuro. Quindi, a differenza del GIP, la parte sportiva deve procedere, possibilmente anche per cacciare dal tempio i non sconosciuti mercanti che lucrano su vite e carriere di giovani in larga parte sprovveduti.

Ma se una notizia di reato del 31 maggio viene tenuta ferma da questioni formali fino al 22 settembre ci deve essere qualcosa che non va. Quasi 4 mesi di stop alla ricerca di passaporti validi e spazi liberi in agende non è cosa congrua per una Giustizia che è tale solo se viene amministrata in certi tempi. E che ha ricadute sulla possibilità di sostentarsi degli assoggettati, che fanno i professionisti. Ricordate che stiamo parlando dello stesso meccanismo che ha impiegato “qualche” giorno per decidere di ripetere una partita.

 

 

PROCEDURA

 

E allora forse la fase istruttoria va liberata dai legacci formali che troppe volte fermano la Giustizia Ordinaria (che deve dare alla comunità garanzie diverse rispetto a quelle di cui si dota responsabilmente un settore professionistico degno di questo nome).

Per sentire la versione di Thomas, specialmente nel 2011, ci sono sistemi ben più rapidi della convocazione (una teleconference col procuratore e l’avvocato ad esempio). Un giocatore nella posizione di Black Jesus deve sapere velocemente se è eleggibile, non ci sono Santi.

Nel merito poi, se c’è dolo non si può avere pietà. Ma se c’è solo un’incredibile e per certi versi surreale ingenuità colposa, deve esserci un necessario contemperamento della pena all’entità ed al senso del fatto.

Esprimo dei pareri assolutamente personali, perché ovviamente nel caso di specie altro non si può fare che prendere atto delle cose fatte e seguire le regole in vigore. Quel che manca però, come nel caso-Lorbek, è la volontà di registrare queste discrasie per migliorare il sistema. E non parlo certo solo di FIP, anzi.

 

 

 

GLI ALTRI

 

Già, perché tutto questo nasce dall’assurda e anacronistica differenziazione tra stranieri. Che non può essere interamente caricata sulle (fragili) spalle della Federazione, visto che troppi soggetti hanno tollerato o cavalcato normative ballerine e più bucherellate di una forma di groviera. Personalmente, trovo che sia anacronistico e svantaggioso porre qualsiasi limite (età, nazionalità) alle possibilità di squadre professionistiche di tesserare giocatori. Ma se si ritiene che il giocatore italiano sia efficacemente protetto da queste misure, è incredibile che si possa ritenere che sia diverso se a levargli lo spazio è un bulgaro, piuttosto che un americano, un argentino, un estone o un tedesco (specie basandosi sul passaporto e non sul reale valore del giocatore).

E’ invece aritmetico che un giocatore che vale 100 con passaporto americano, passa a 400 con documento europeo e a 800 con passaporto tricolore. Con tanti saluti alla crisi delle risorse ed alla logica. Stupirsi che questo panorama possa indurre qualcuno a proporre un passaporto falso ad un intermediario che poi lo propone ad un giocatore (colposamente) ignaro, significa veramente essere dei farisei. Così come, pur odiando la cultura del sospetto, non si può fare a meno di notare che alcune delle figure che si muovono su questi fondali giocano la stessa partita con la maglia di squadre che dovrebbero essere avversarie.

 

MORALE (?)

 

Di queste cose però non sentirete parlare. Sentirete dire che la firma per Siena e/o le parole di Meneghin hanno orientato la sentenza della Corte Federale. E sul campo verranno schierati eserciti pro e contro Minucci, pro e contro Meneghin. In cui verrete arruolati anche contro la vostra volontà, per cui vi conviene dichiararvi ora. Tanto tutti devono avere una scuderia di riferimento, volenti o meno.

Sentirete che Thomas non ne sapeva nulla, tanto è vero che a Fiumicino si è presentato splendido col suo bel passaporto “sloveno” (che non avrebbe mai esibito se avesse presunto falso). O, con la stessa logica ribaltata, che è talmente fuso che non si è neppure reso conto di cosa stesse facendo, visto che un sospetto avrebbe dovuto averlo (era atteso da lì a poco al consolato non certo per parlare di cucina slovena). O ancora che sapeva benissimo tutto. O che è stato così pollo da credere ai gentiluomini che gli hanno “trovato” (pare per 40000 dollari) il documento. Tanto, nessuno potrà mai stabilirlo.

E ancora sentirete che, ma non ditelo a nessuno, ci sono degli altri passaporti falsi in giro (ssshhhh).

Che perciò è meglio mettere a tacere tutto per un po’, magari con una condanna “politica” che accontenti tutti tranne i deboli di questa vicenda.

In attesa del prossimo sloveno attorno al quale accapigliarsi a seconda delle appartenenze e degli interessi.

E se vi ricorda altri scenari, è solo perché siamo nella terra dei cachi.

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12 Comments

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  7. Sirio Sirio

    Ma invece d eliminare le differenze di status, si iniziasse a fare il proprio dovere e basta? Forse è troppo difficile impedire a un extra comunitario di entrare nel nostro paese con un passaporto falso, pena un’ammenda, l’espulsione e, in caso di reiterazione del reato o del tentativo di reato, la custodia cautelare con conseguente processo, nessi e annessi. nel paese delle pene presunte-sparite, dei processi infiniti, dei reati prescritti a comodo, delle testimonianze presunte o inventate, dei giudici e magistrati corrotti o trasferiti a comando, ci si sorprende anche di questo? Col senno di poi, la Corte Federale se ne è lavata le mani, tutti colpevoli, nessun colpevole e l’omo campa! Viva l’Italia…il maestro Battiato cantava: Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
    di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
    si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
    e tutto gli appartiene.
    Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!

    • Però un attimo, una cosa è lo Stato, un’altra la pallacanestro. Non mischierei tutto assieme

  8. Sirio Sirio

    esaustivo dal punto di vista informativo, ma secondo me, c’è una troppo lasciva limitazione all’emissione dei passaporti in molte nazioni europee (polonia, bulgaria, ex-yugoslavia, grecia, turchia) che creano situazioni limite e, talvolta, portano a inventare discendenze mai esistite e passaporti falsi. Il ruolo che le società e le federazioni hanno in merito non so fino a dove arrivi, ma mi sembra che non ci siano Santi che non abbiamo mai scagliato la prima pietra. Rimango sempre perplesso nel vedere il russo JR Holden, o Bosko McCalleboski, ecc…ecc..mi sembra una corsa a essere il più furbo.

  9. from0tohero@gmail.com from0tohero@gmail.com

    Esaustivo come pochi. Veramente complimenti anche solo per la perizia nel recuperare informazioni e la precisione nell’esposizione, che sarebbero la base del lavoro giornalistico ma sono ormai merce rara presso molti tuoi colleghi. Grazie anche per il PDF dell’avv. Grassani, che da laureato in Giurisprudenza ho letto molto volentieri. Unico appunto se mi è concesso: reato penale è espressione impropria. Un illecito PENALE prende il nome di reato, tant’è che non si parla di “reato civile, reato amministrativo, ecc”. Un reato rientra nella più ampia categoria di illecito. Grazie ancora per l’articolo

  10. Sandro Sandro

    Chiaro, puntuale preciso come sempre.
    Grazie Flavio

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