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Ieri e oggi

Questione Datome- Nazionale. Due premesse: 1) interesse zero rispetto alla dicotomia ragione-torto, Gigi ha espresso una posizione personale e l’ha spiegata e 2) si può e deve parlare laicamente di Nazionale, soprattutto può e deve farlo uno che ha messo tempo e sacrifici a disposizione della maglia azzurra. Partiamo dai fatti. Abbiamo un ente, la FIBA, che tramite le Federazioni nazionali amministra l’attività di giocatori professionisti con contratti in essere. Questi contratti legano i giocatori a squadre che operano in contesti radicalmente diversi: chi solo nei campionati nazionali, chi nei campionati nazionali e in Eurolega, chi nella NBA. Il modello di riferimento è quello di un periodo in cui si giocavano i campionati nazionali (una volta la settimana), qualche partita di Coppa infrasettimanale, le nazionali a giugno. L’NBA era al 100% fatta di giocatori americani che non interagivano con questo sistema nemmeno in occasione di Olimpiadi e Mondiali. Siamo ancora ai fatti se diciamo che il quadro di riferimento è cambiato tantissimo, e tantissimo sono cambiate anche le dinamiche economiche sottese.
Ora proviamo a sviluppare delle opinioni, che discendano però da quei fatti. Se tutto è cambiato, sperare che quel modello tenga è poco logico. Più logico sarebbe invece andare a vedere DOVE il modello non tiene e quindi identificare i correttivi. Il discorso è molto lungo e complesso, ma ridotto all’osso le grandi contraddizioni sono due. La prima: se si vuole giocare al massimo livello bisogna che l’NBA sia on board e che non sia in attività in quel momento. La seconda: un soggetto non può continuare a fare impresa scaricando rischi e costi del personale su altri soggetti in virtù di una sorta di diritto naturale che non sta scritto in alcuna legge. Vero, le federazioni nazionali hanno un ruolo previsto dalla legge. E vero, la FIBA organizza queste manifestazioni da tempo e ha maturato avviamento e know-how. Pensare però che stia davvero in piedi un giochino in cui gli altri pagano i giocatori che rischiano infortuni e logorio perché altrimenti sono accusati di scarso senso della Patria da retrogradi e male informati è un’operazione che fa sorridere per la sua rozzezza e unilateralità. La soluzione? Io non faccio quel mestiere, ma a naso direi che si può trovare solo sedendosi a un tavolo, mettendo mano a portafogli e contratti e creando un modello che tiene assieme tutto, se si è capaci di trovarlo. Ricordo che trovare e imporre non sono sinonimi. Altrimenti si usa la responsabilità: le Federazioni convocheranno i giocatori, NBA inclusi, i club di NBA ed Eurolega spiegheranno che chi risponde alla convocazione incorre nella rescissione del contratto, le Federazioni squalificheranno chi non viene e le qualificazioni, i campionati nazionali e le manifestazioni per nazionali verranno giocate da chi avanza. Tertium, signori, non datur. Il resto è fuffa, anche un po’ stantia

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