“Da zero a otto” viene presentato, con felice sintesi, come il primo libro di Danilo Gallinari. E il titolo, rigorosamente scelto dall’autore, esprime il concetto che per arrivare a dieci manca ancora qualcosa.
D’altronde un ventiduenne non potrebbe essere un prodotto finito, il protagonista della classica biografia di fine carriera che tira le somme della vita agonistica. No, per Danilo Gallinari, come direbbe Ligabue, il meglio deve certamente ancora venire.
Il che non toglie che in questi primi 22 anni c’è già abbastanza per scrivere un libro. Dall’infanzia al seguito del padre cestista all’adolescenza tra scuola e basket, per arrivare alla serie A ed ai New York Knicks in un folgorante rush che rappresenta solo un’altra tappa di un cammino che avrà nel futuro i passi più importanti.
Ma allora, se la parte più “polposa” deve ancora arrivare, perché un libro adesso? Perché anche se in molti hanno sentito parlare di Danilo, visto qualche suo canestro o letto qualche intervista, non altrettanti conoscono in profondità che rimarchevole essere umano sia questo figlio del Lodigiano. Perché una storia può essere “speciale”, come questa, anche molto prima dei titoli di coda.
In “Da zero a otto” Danilo cerca di mettersi a nudo anche nei momenti di difficoltà, soprattutto quelli legati al problema alla schiena che lo ha fortemente limitato nella stagione da “rookie” Nba. E’ nelle difficoltà, dicono, che si riconosce la consistenza di un uomo, e mai come in questo caso l’assunto è confermato.
Chi scrive ha avuto il privilegio di conoscere in Italia Manu Ginobili “prima che diventasse Ginobili”. E ricorda come per scoprire la vera consistenza dell’argentino si sia dovuto aspettare la sua epopea texana con la maglia degli Spurs, perché non era fatto abbbastanza per promuoverla a Reggio Calabria e Bologna. Perché non siamo abbastanza bravi nel considerare i giocatori un patrimonio comune. L’idea che ha ispirato il libro è proprio quella di non ripetere l’errore, di mettere quella storia a disposizione di più persone e con più dettagli.
Non so se Gallinari vincerà tre titoli Nba e giocherà l’All Star Game. Ma credo di sapere che la sua storia merita di essere diffusa in maniera più capillare, perché rappresenta l’eccellenza di un popolo fatto di grandi sportivi oltre che di eroi, santi e navigatori. E sono felice di avere fatto da notaio per le sue confidenze, che sono rivolte a chi ama questo Gioco chiamato basket.
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